Funamboli, eroine e sciamani: autobiografia come viaggio dell’anima
«Hai una prefazione da scrivere», continuo a ripetermi mentre scende il buio su questo sabato di fine ottobre. Finita la posta elettronica, e prima di preparare la cena, decido che è ora il momento per mettersi a scrivere. Ho aspettato che maturasse in me un’idea, un accento da mettere in queste righe. Ma più che un’idea è un’intuizione, e tante piste di lettura possibili.
Il testo che hai per le mani, caro lettore (o dovrei chiamarti pellegrino?), è denso, coinvolgente, pieno di riferimenti colti e però anche terribilmente vivo. Non si lascia pre-fare facilmente. I libri sono scritti per lo più per andare ad abitare scaffali ben individuati: letteratura, scienze sociali, biografie... Questo no.
Orazio Maria Valastro è, per sua stessa ammissione, un sociologo e uno sciamano delle storie, un formatore biografico e un autobiografo convinto. E un amante della parola ben detta, ben scritta. È anche un funambolo, metafora (una delle tante: tutto il testo è una celebrazione del pensiero abduttivo, obliquo, immaginale) con la quale apre la sua narrazione.
E così mi sono ritrovata funambola anch’io, a coniugare le mie diverse anime. A commuovermi nel leggere brani autobiografici così parlanti da toccare le corde del cuore, e subito dopo a pensare intensamente, immersa in un affondo filosofico concettualmente impegnativo, ricco di riferimenti bibliografici. Ora invitata negli intimi recessi di una vita singola, illuminata da un frammento narrativo, ora portata su su, a partecipare di uno sguardo allargato e astratto, di ampio respiro.
Spiazzamenti. Dis-equilibri. Rapidi passaggi. Vertigini. Il funambolo non è colui che sta fermo. Anzi: continui movimenti gli sono necessari per mantenersi in bilico. Spiazzamenti che ci fanno bene, oggi più che mai: viviamo talmente disconnessi che ci dimentichiamo di prenderci cura dei nessi tra cervello e cuore, tra singolarità e totalità.
Il mito del nostro tempo è l’insicurezza, ma il vero problema è che non sappiamo più coniugare certezza e incertezza, perché non sappiamo prenderci cura dei legami.
Un luogo dove questa cura è possibile sono gli ateliers dell'immaginario autobiografico, e cioè il dispositivo con il quale il nostro autore ha accompagnato diversi gruppi di adulti, negli anni, in un viaggio di consapevolezza e trasformazione di sé, della relazione con gli altri e il mondo.
La scrittura autobiografica è qui proposta non tanto come “strumento” o “metodo”, ma come un vero e proprio viaggio dell’anima, alla scoperta di sé.
Gli ateliers sono in sostanza un dispositivo di accompagnamento, dove è determinante che il formatore e i partecipanti si riconoscano reciprocamente come portatori di bisogni e desideri interdipendenti. L'etica della reciprocità, più volte richiamata nel testo, è riconoscimento di questa interdipendenza sistemica.
E alla fine del viaggio? I viaggiatori possono, secondo l’autore, rivendicare un'investitura, come novelli eroi ed eroine che hanno saputo attraversare territori inesplorati e uscirne rafforzati e arricchiti.
Guardando indietro, sanno di aver praticato una forma di scrittura, quella autobiografica, che si allontana radicalmente dalle comfort zone e dalle indicazioni normative dell’apprendimento scolastico, per entrare nei terreni scivolosi e rischiosi della cura, delle emozioni e delle relazioni. Hanno ri-appreso l’incanto del ritmo, del mito e del rituale, che reintegra la totalità dell'essere umano. Hanno vissuto una “conversione” e una “trasfigurazione” nel passare da forme di coscienza egoica, chiusa e determinata, a una coscienza poetica, diffusa (il gruppo come Mente collettiva) e aperta all’alterità.
Se c’è speranza, nel mondo complesso in cui ci muoviamo, è quella di fondare un intervento pedagogico sulla reciprocità, sull'amore e sull’immaginazione, come sorgenti di ciò che è più propriamente umano.
Laura Formenti
Professore associato di Pedagogia generale presso il Dipartimento di scienze umane per la formazione dell'Università degli Studi di Milano Bicocca; Coordinatore del Dottorato in scienze della formazione e della comunicazione; Presidente della Società Europea di Ricerca in Educazione degli Adulti (ESREA) e Coordinatore (con Linden West) del Life History and Biography Network; membro del Direttivo RUIAP (Rete Universitaria Italiana per l'Apprendimento Permanente), socia fondatrice e docente di Philo, Scuola Superiore di Pratiche Filosofiche (Milano).